
IL RITMO FRIZZANTE DELLA CREATIVIÀ
WORKSHOP
Spazio Pagina – Laboratorio di stampa Risograph
A CURA DI
SPAZIENNE
Rimango sempre affascinato dagli sforzi creativi collettivi. Sono entrato in un’aula illuminata dalla luce di un proiettore e animata dal ritmo di una canzone in sottofondo.
Teste chine su computer, mani operose su fogli di carta che lasciano tracce, gente che entra e gente che esce, un fermento tangibile nell’aria e ancora, il ritmo incalzante della musica. Tutto coordinato a formare un ecosistema che ricorda, più che un’aula della Naba, una versione 2.0 di un caffè bohemien, dove si sognano grandi rivoluzioni e si immaginano nuove esplorazioni (mancava solo l’ambiente fumoso per completare il quadro).
L’obiettivo del workshop Spazio pagina, condotto dai membri del gruppo Spazienne, è non soltanto approcciarsi alla stampa in risograph (un particolare metodo nato in Giappone nel 1986, che grazie all’utilizzo di colori alla soia abbassa il costo del prodotto finale e ne aumenta l’ecosostenibilità), ma realizzare una copia unica di una fanzine, frutto del lavoro collettivo.
Aggirandomi curioso tra i computer, ho osservato elaborati dalle cifre stilistiche completamente diverse tra loro, ma accomunati dal cromatismo sulle tonalità del nero e dell’oro. L’obiettivo concreto è quello di realizzare una fanzine che racchiuda gli elaborati degli studenti; l’unico vincolo è il ricorso a due soli colori. Il risultato sarà una somma di visioni, una restituzione che crei relazioni non palesi, un racconto visivo delle scelte dei partecipanti al workshop che come collante ha sì essere sulle stesse pagine, ma anche aver condiviso un tempo immersi nell’atmosfera avvolgente di uno spazio creativo.
Ancora una volta ho visto negli occhi di uno dei docenti, Nicolò, la scintilla che si accende quando si parla di avere ottenuto un risultato “reale”. Benché tutti nell’aula stessero lavorando al computer (anche dopo aver realizzato gli schizzi su carta) il risultato finale voluto da Spazienne sarà un risultato concreto, una fanzine. Nicolò ha insistito sull’importanza del «ritornare ad avere un oggetto». Ritornare, sì, perché dobbiamo ricordare sempre che prima del virtuale abbiamo l’oggetto e l’oggetto è ciò che permette al digitale di vivere; l’oggetto è tangibile, occupa uno spazio e dovrà combattere soltanto contro la caducità del tempo e non con l’oblio del virtuale.
Matteo Giannetti