
Basta al Clothes-Shaming!
WORKSHOP
Mano-mettere
A CURA DI
Denise Bonapace
«Dove ho comprato questo maglione? L’ho fatto io con il rammendo manuale», risponderebbe Denise Bonapace, docente del workshop Mano-mettere, a chi la interrogasse sul suo look.
Quanti di noi hanno capi nell’armadio che non indossano più a causa di un difetto, di un graffio, o di un errore di lavaggio? Magari ci eravamo affezionati a quel maglione, forse costava tanto, o magari ci piaceva e basta, perché gettarlo?
L’antica arte di riparare non richiede altro che ago, filo e creatività! Il corso si pone l’obiettivo di raggiungere abilità come rammendare e rattoppare. Ai tempi delle nostre nonne, queste erano attività quotidiane poi gradualmente scomparse, vittime dell’ascesa del fast fashion e del consumismo per il quale un capo è sempre da sostituire, e mai da riparare. Il workshop aiuta così a prenderci cura dei nostri vestiti, a non gettarli se rovinati bensì a valorizzarli, introducendo la pratica creativa dell’upcycling. Si tratta di un’arte che declina il rammendo in chiave contemporanea, esaltando il buco, il difetto grazie a filati di colori diversi e, in questa occasione, con l’utilizzo del feltro. È un po’ come nell’arte del Kintsugi, nella quale gli oggetti di porcellana sono riparati con l’oro. Questo dimostra che non c’è sempre bisogno di sfoggiare la perfezione, a volte le “ferite” vanno esaltate e mostrate, sono le imperfezioni a renderci riconoscibili.
Dopo la parte introduttiva, il workshop si è poi sviluppato in tre diverse fasi. La prima è stata quella di scovare i difetti sui capi che gli studenti hanno portato, pensando a come poterli valorizzare e personalizzare. Nella seconda fase, più creativa, i partecipanti hanno realizzato una bozza cartacea, cercando la palette colori più idonea a dare una nuova identità al capo. La terza, esecutiva, prevede l’applicazione del feltro, mettendo in pratica la tecnica del rammendo manuale con lo scopo di ottenere l’effettiva rinascita del capo. Il risultato è un capo unico, impreziosito da un dettaglio irripetibile che diventa quasi un logo, un segno distintivo che li differenzia dagli altri.
Dobbiamo concederci il permesso di riconoscere le nostre ferite e le nostre imperfezioni senza vergogna. Tutti noi abbiamo dei difetti: impariamo dall’upcycling a dare il giusto valore a ciò che abbiamo!
Sabrina Ferrigno