Per includere la diversità, dobbiamo prima vedere la bellezza di questa diversità

WORKSHOP

Identity. Inclusion. Integration. A New Perspective on Masculine and Feminine Energy

A CURA DI

Marina Tonella, Roberto Bonanomi

Parlare di identità è difficile, lo sappiamo. Oggi semplici asterischi sono necessari in moltissime occasioni per cercare di abbattere le differenze che tante lingue hanno tra genere maschile e femminile.

La società ci ha catalogati, indirizzati e ritagliati in forme e comportamenti predisposti, dandoci delle definizioni che non sempre ci appartengono. Per comprendere l’identità altrui dobbiamo forse soffermarci, prima di tutto, nel comprendere la nostra. Indagare ed esplorare questo concetto non è semplice, soprattutto se i protagonisti sono ragazz* provenienti da diverse parti del mondo, con diverse esperienze di vita e differenti background che, a volte, si scontrano. Hanno provato a farlo Maria Tonella e Roberto Bonanomi insieme a un gruppo di student*, che hanno sperimentato nuovi e innovativi metodi per esplorare il concetto di femminilità e mascolinità, reinventandosi, avventurandosi e, infine, discutendo apertamente in un flusso di pensieri. 


Detto così sembra molto teorico, ma facciamo un passo indietro. 


A quanti progetti avete assistito scalzi, su un telo rosa confetto grande quanto la stanza? Il workshop proposto è unico nella sua irripetibilità. Ogni partecipante intreccia pensieri e racconti propri con quelli altrui, creando una rete (anzi un “collage”) di storie che si muovono l’una verso l’altra, presentando un ritmo di conversazioni ricchissime con punti di vista diversi. All’inizio della lezione, man mano che gli student* rientrano nell’aula, l’ambiente diventava ogni volta più intimo, chiuso, stretto, ma allo stesso tempo acquista convivialità. Sedut* scompost* sul loro cuscino, si raggruppano in piccoli cerchi e ritagliano pezzi di carta e cartoncini dai magazine nel tentativo di dare forma al proprio concetto di femminilità e mascolinità. Una cosa da poco se si pensa al solo gesto, ma quanto peso emotivo nascondono questi cartoncini! Come ci ricorda Tonella, anche nel nostro ambito professionale le immagini parlano per noi, si modellano e diventano, integrando la nostra voce, un pensiero concreto.

Arriva il momento della condivisione, fatta  in cerchio, senza banchi, sedie. Questo corso è tutto ciò che la teoria evita; l’atmosfera è luminosa, colorata, viva, pratica… ed è proprio l’interazione tra i materiali e gli student* che si creano delle sensazioni nuove, concetti molto diversi partendo proprio dal fatto che ognuno di noi è diverso. Ma possiamo veramente classificare tutto? Noi esistiamo perché siamo una combinazione di aspetti, dobbiamo vedere le «polarità» per poterci muovere con fluidità tra una cosa e l’altra. Così, un corpo appena nato è un corpo. Un’unicità che ha differenze fisiologiche, ma che tuttavia, nel momento in cui nasce, assorbe preconcetti già impostati dalla società.

Alcuni esempi interessanti vengono proposti dagl* student* stessi: riescono a raccontare il “disagio” che hanno provato in alcuni momenti cercando di reiterare quella differenza tra maschile e femminile. Un* ragazz* ci parla della propria percezione di mascolinità, qualcosa che si associa molto spesso all’essere forti, determinati, estremamente “confident”. Ma chi ci dice che una donna sicura non possa autodefinirsi ricorrendo al concetto di mascolinità? Oggi è ancora valido parlare di “macho” in base al comportamento che un uomo assume? È giusto avere delle etichette?

Questo è illuminante, nuovo, ed è bello assistere a quanto alcune volte i metodi più interattivi superino la mera teoria. Si riflette, ci si confronta e si chiede: come percepiamo il nostro corpo e l’energia che rimanda?

Rebecca Rossi