PROVARE: LABORATORIO PRATICO DI PERFORMANCE | Marcella Vanzo

Prima…

“Volevo tramutarmi in una specie di essere naturale. Volevo le stesse cose: come un coniglio ha le orecchie, così io volevo avere un cappello. Un coniglio non è un coniglio senza le orecchie, allora ho pensato: Beuys non è Beuys senza il cappello”. Partendo da questa citazione di Joseph Beuys, performance artist tedesco, il gioco entra a far parte delle nostre aule grazie all’idea di Marcella Vanzo che mira a esplorare la performance come processo individuale e collettivo. La performance è due cose: uno è il modo di percepire e restituire un’esperienza, l’altra è la capacità di mettersi in gioco, di coinvolgere le persone, mettendo in atto dinamiche collegate all’arte ma anche situazioni quotidiane.E scoprono come dare un tocco in più alla propria collezione di moda.

…Durante…

Gli strumenti sono ridotti al minimo in modo tale che emerga il “materiale” della performance stessa. Proprio per questo è stato chiesto agli studenti di portare soltanto fili, nastri, scotch e poco altro. Questi oggetti sono stati utilizzati per proporre performance nate da esercizi che hanno la capacità di far defluire l’energia e di mettersi in relazione con il proprio corpo, con lo spazio e con il pubblico.

…Dopo

Ampliamento dell’orizzonte del proprio lavoro, decontestualizzazione degli strumenti di ogni giorno e messa in discussione i propri atteggiamenti abituali. Questi i processi attivati dal workshop che ha coinvolto venti studentesse di diversi indirizzi di studio, ma anche un esercizio utile per chiunque voglia sperimentare un modo nuovo di guardare il proprio quotidiano.

 

Alexandra D’Auria