
Intervista a Martina Lorusso
Se dovessi farti un autoritratto utilizzando delle parole-chiave, quali sarebbero?
“Monumentarsi”. Deriva dal vocabolario sentimentale, significa prendersi un momento per se stessi, per esempio davanti a un quadro, un tramonto o qualcuno. La abbinerei a “Inneres auge”, espressione che in tedesco fa riferimento al “terzo occhio”, quello interiore e che rimanda alla parte “emozionale” di una persona, insieme a quella creativa.
L’intero workshop si basa sulle emozioni. Come le infondi nelle tue illustrazioni?
C’è un procedimento in tre passi che si può seguire: punto di partenza è scegliere un oggetto della vita quotidiana. Il secondo passo è attingere al ricordo: luoghi, spazi e oggetti che si vedono raramente e che ci hanno lasciato qualcosa di significativo. Alla fine si interpella la parte più astratta: il proprio immaginario, ciò che definisce il proprio stile.
Quali sono gli strumenti che utilizzi adesso e quelli con cui hai iniziato?
Per conoscere le mie emozioni ho iniziato disegnando, un po’ come fanno i bambini per conoscere il mondo! Quindi i miei primi strumenti erano, semplicemente, penna e carta: ho riempito un sacco di Moleskine con schizzi, anche abbastanza forti. Avendo una base di grafica, poi, mi sono spostata verso Photoshop e Illustrator, creando una formula semplice ed efficace per comunicare con le mie illustrazioni. Uso un tratto semplice e parola composta. Mi muovo da un software all’altro, prima di tutto secondo le esigenze del messaggio che voglio mandare e le esigenze del cliente. In ma photoshop è più libero, è come se fosse la mia Moleskine!
Elisa Miatton e Tiantian He
Scuola Futuro Lavoro
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